Case nella natura
Da sempre la sfida più grande dell’uomo è quella con la natura, e in fatto di architettura il discorso non cambia. Sono numerose le costruzioni sorte in contesti particolari, dalle scogliere alla foresta tropicale, che si rapportano alla natura in modi differenti, o vi si uniscono in simbiosi o contrastano totalmente.
Uno dei primi esperimenti di progettazione nella natura è la Casa de Vidro, casa di vetro, residenza di Lina Bo Bardi, architetto donna con l’apice della sua carriera a partire dagli anni ’50 del 900.
La casa sorge nel 1950/51 all’interno di uno dei quartieri oggi più chic di San Paolo, Brasile, il Morumbi, in cima ad una collina che domina la città, immerso tra alberi e piante tropicali, ha un design internazionale, razionale e sobrio al tempo stesso.
E’ costituita da una struttura metallica leggera, calcestruzzo armato e grandi vetrate che lasciano entrare in casa il paesaggio circostante e l’hanno battezzata appunto dalla popolazione come casa di vetro. L’ingresso avviene tramite una scala, semplice, in granito con struttura metallica, che conduce direttamente al grande salone open space. Gli arredi sono classici e minimali, e spaziano dall’antico al moderno, lasciando però lo spazio da protagonista alla natura con l’oscuramento lasciato nelle mani di leggere tende di juta.
La Casa Brutale dello studio OPA è un progetto sviluppato letteralmente all’interno di una scogliera rocciosa. A differenza delle case che dominano generalmente i panorami mozzafiato questa entra completamente a far parte del terreno su cui è progettata e non sporge.
Tre pareti sono in calcestruzzo armato, ancorate alla roccia mentre la quarta, totalmente in vetro, affaccia sul mare. Il tetto è formato da una piscina con pavimentazione in vetro che regala giochi di luce agli ambienti interni, oltre che a garantirne un buon isolamento.
Kengo Kuma famoso architetto giapponese, ha disegnato il resort Lotte Jeju in Corea del Sud, in cui ha invertito il concetto di natura ed abitazione. Il tetto degli edifici è un terreno naturale, formato da rocce e massi vulcanici appartenenti al luogo. Il materiale è stato utilizzato dall’architetto come richiamo ai 300 vulcani e coni lavici presenti sull’isola coreana.
Una struttura in legno crea il profilo interno del tetto, lasciando spazio a grandi lucernari rettangolari nelle varie stanze. L’intenzione dell’architetto è stata quella di creare degli ambienti luminosi, grazie alle grandi vetrate che occupano le pareti e ai lucernari, mantenendo però continuità tra il terreno e gli edifici.
Come tralasciare le case sugli alberi, sogno del bambino che c’è in noi.
La più nota sicuramente è Black Cabin ad Arlena di Castro (Viterbo), realizzata da La Cabane Perchèe con interni di Claudia Pellizzari dello studio Archiglam. E’ la più grande d’Europa, misura 87 metri quadri ed è stata realizzata quasi completamente in legno nel 2010 in un Pino Marittimo ed ospita un Bed and Breakfast. A 7 metri da terra, sovrasta un oliveto secolare e colline coltivate a lavanda.
La casa ha interni lussuosi con materiali di gran pregio in combinazioni contrastanti, legno di cedro canadese affiancato a vetro ed acciaio, abbinati a tessuti naturali come il lino, creando un luogo esclusivo ed inaspettato per una casa sull’albero. L’albero è mantenuto integro, senza alterarne alcuna parte ma l’architettura vi si appoggia solamente.
Che sia solamente per una fuga di qualche giorno o per sempre, l’esperienza di soggiorno immersi nella natura è tra le più suggestive. Ritrovarsi in un luogo lontano dagli stress della vita quotidiana dove respirare la sensazione di natura.